MOSAICO - STORIA

STORIA DEL MOSAICO
Fino al Rinascimento la presenza del mosaico in architettura è continua, ma dal XV secolo in poi riguarda solo le superfici pavimentali. Il mosaico viene progressivamente trascurato tanto che agli inizi dell’Ottocento sembra dimenticato del tutto. Ed è proprio ora che avviene una ripresa del mosaico: all’inizio usato solo per riprodurre affreschi e dipinti e, successivamente, con l’esplosione dell’architettura storicistica, diventato opera d’arte quasi autonoma. Che l’ambizione dei mosaicisti ottocenteschi non superasse l’impegno di raggiungere una riproduzione tecnicamente perfetta, è visibile nelle opere di Salviati, nella Fabbrica di San Pietro in Vaticano, nella Galleria Vittorio Emanuele e nel Cimitero Monumentale a Milano: ambizione però ribaltata dai cartoni di Edward Burne Jones con i raffinati mosaici della chiesa americana di San Paolo a Roma. Segno tangibile del rinnovato interesse per il mosaico sono le numerose Scuole di Stato e i laboratori, in Francia, in Inghilterra e in Russia.
GAUDI’

Il primo strappo alla tradizione ottocentesca viene effettuato dall’architetto catalano Antoni Gaudì che, nelle serpeggianti e curvilinee balaustre del Parco Güell a Barcellona riveste a tutto tondo con frammenti di pietre, specchi, smalti e cocci informi di porcellana le sue suggestive creazioni, dai violenti effetti cromatici, tripudio di riflessi e colori.
KLIMT

Il secondo protagonista della rinascita del mosaico è l’austriaco Gustav Klimt che impiega il mosaico tradizionale ma ne sfrutta a pieno tutte le possibilità: non lo usa solo per le caratteristiche di durevolezza che permettono di eternare la pittura, ma crea opere, come i rivestimenti di Palazzo Stoclet a Bruxelles, nelle quali il mosaico infonde vita alla pittura, potenziandone la luminosità e tutti gli effetti cromatici.
ARTISTI-MOSAICISTI

Sironi, Capizzano, Cicognani, Mazzotti, Rosso, Severini, Depero, Prampolini, Léger, Siqueiros, Rivera, Tamayo, Chagall, Mathieu.
IL MOSAICO, OGGI

Il mosaico è comune in Italia. Lo troviamo dappertutto e sembrerebbe aver perso quella caratteristica di tecnica preziosa che gli era appartenuta per tradizione. In realtà troviamo vari tipi di mosaico, quello industriale, quello delle scuole d’arte, quello che sfrutta la tradizione classica e infine quello degli artisti contemporanei. Il mosaico industriale ha ricoperto recentemente le pareti di aeroporti, ospedali e sottopassaggi pedonali: pur progettato a volte da artisti, tuttavia non si è mai liberato dai condizionamenti dovuti ai meccanismi della produzione di massa. Le scuole di mosaico (le più note a Ravenna, Spilimbergo e Monreale) in pratica preparano gli addetti per il restauro dei mosaici antichi e perpetuano solo una dimensione artigianale di questa tecnica. La tradizione classica - nei suoi aspetti peggiori - la possiamo ammirare a Roma, Firenze e Venezia, nel sottobosco multiforme delle mille botteghe per i turisti. Infine troviamo i mosaicisti-artisti, quelli che usando le tecniche musive in modo innovativo, ne evidenziano l’assoluta autonomia di linguaggio. Da questo sintetico quadro si può dedurre la versatilità artistica del mosaico con la varietà dei suoi usi.
IL MOSAICO MODERNO

Ha iniziato Gaudì a fare mosaico in modo moderno, ignorando la sontuosità e gli accostamenti delle tessere classiche e usando gli scarti di cantiere. Ma è un altro lo scatto rivoluzionario di Gaudì: l’aver piegato la tecnica musiva alle esigenze architettoniche e di estetica del paesaggio. Il mosaico torna ad essere uno strumento duttile e poliedrico nelle mani dell’artista che, nel suo laboratorio, con le sue mani, prepara le tessere per le sue opere: ne saggia la rugosità e la trasparenza, ne delinea i bordi, controllando ogni fase del lavoro. E anche quando, come nel mosaico ad emiciclo realizzato a Ravenna da Claude Rahir, con grandi elementi litoidi e rocce naturali, le tessere non sono state tutte modellate manualmente, tuttavia esse sono il frutto di una severa progettazione concettuale. La superficie a mosaico è frammentazione e ricomposizione: i materiali forzano la forma, gli spessori e le unioni delle tessere si concertano fra loro, anche in relazione alla grafica globale del campo ove l’artista crea e inserisce le sue figurazioni.
MOSAICO=ARTE TOTALE

Nel tappeto sepolcrale di Rudolf Nureyev il mosaico è sceso dalla parete per diventare scultura vera e propria.

Artisti-mosaicisti hanno dispiegato tutte le possibilità espressive della tecnica musiva. Gli ori e le paste vitree, profusi con opulenza barocca, hanno cancellato quella atmosfera disperante e tetra che accompagna sempre le sepolture, e hanno immesso elementi vitali di solarità. Le arti contemporanee, l’architettura e l’urbanistica, ma anche la pittura, la scultura e il design, possono essere il terreno creativo del mosaico moderno, integrando perfettamente il momento progettuale e quello realizzativo. Le sue caratteristiche peculiari rendono il mosaico idoneo a diventare arte totale, e anche a sostituire specialità artistiche diventate difficili da praticare per ragioni tecniche (inquinamento, etc.): come è possibile vedere nel grande pannello a mosaico su Simone Weil, creato nel 1979 da chi scrive a mo’ di affresco da parete. I marmi grigi, gli smalti veneziani rossi e bianchi, e il cemento colorato, raffigurano simbolicamente, con le textures in bassorilievo, tutta l’esistenza dell’intellettuale francese.
VERSATILITA’ DEL MOSAICO E DESIGN

Commesso in pietre dure, intarsio, tarsia, seminato veneziano e così via: tutte specializzazioni e differenziazioni del mosaico, ognuna delle quali ha dietro di sé un posto nella storia dell’arte. Molte di queste tecniche musive sono ancora vitali e l’arte moderna ne ha carpito le possibilità espressive. Il seminato veneziano, nelle sue più varie forme, legate all’uso di materiali naturali, scomposti e assemblati in graniglie di marmi e pietre, sempre più spesso è tornato a ricoprire i pavimenti di case private e luoghi pubblici. Gli artisti, gli architetti e i creativi hanno progettato oggetti di arredamento, in cui la compenetrazione di materiali diversi, freddi e caldi, naturali e artificiali, esalta effetti solo apparentemente contrastanti.

La luminosa sedia di Ascanio Renda sembra giocare volutamente sul piano di una falsificazione, di un artificio che porta il fruitore - in buona sostanza - a poter usare un bellissimo oggetto d’arte. Numerosi sono gli artisti-mosaicisti, impegnati nel design, che stanno cambiando l’immagine che si aveva del mosaico, come tecnica e come territorio di esplorazione creativa. Il mosaico sta trovando all’interno della sua antica storia nuove ragioni per ridefinire i valori artistici del passato e crearne altri, egualmente validi e simbiotici con la sua realtà.
1999 Filippo Maria Patella
(tratto da ART GM, Anno II, Numero 1)